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(XCV.)

Dubbia notte a i Nocchier lungi splendcnte,
180Segni con la tua luce a le mie vele
Quella, cui fanno nome i pregi tuoi,
E che a folcar mi refta, onda infinita.
Qual altro d’altra più lodata Madre
Nafcendo tolfe, e maturò con gli anni
185Spiriti più vivaci, e cor più pronto,
Più generofo, e d’ondiate amico?
O forme ebbe più colte, o più concordi
Tempre di Vita, o più leggiadro afpcuo
Sparlo di Nobiltà, che fuor traluce?
190Te il campo ammira in fimulata pugna
Prodemente rotar ferro onorato,
Che neghittofo fregio, o inutil pondo
Non ti pende dal fianco; e fc ’l chiedefie
Patria, Dritto, ed’Onor, Giuftizia, e Fede»
195Come verrebbe a lampeggiarti in mano,
De l’Alma valorofa abil Miniltro!
Tu spesso il tergo a Corridoi’ feroce
Premendo godi in faticofa caccia
Stancare i Veltri, efcrcitar le fclve,
200Ed ami le robufte agili membra,
Pazienti del fol, durate al gelo