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(VI.)

Opre ammirande, in cui contender viste
Furo tra lor Magnificenza, ed Arte;
Queste son’ora o poca polve, o pochi
Per lunga età mezzo sepolti avanzi.
70Ma i buon Fabrizj, i buon Cammilli, e i Curj,
L’un Scipio, e l’altro, e l’invincibil Cato,
E cent’altri, ch’i’ taccio, a i secol tardi,
E a quante sorgeran lontane etadi
Grande ammirabil del Tarpeo mandaro
75Ne i fatti de la Pace, e de la Guerra
Il Nome, e il vanto, e togli questi a Roma,
Su i rotti sassi, e su le sparse membra
De le cadute moli a i nostri ignota,
E agli altri tempi or sederia negletta.
80Buon Artaserse, d’onor vivo specchio,
Teco lasciar de la beata Parma
Le belle Rive, quante son le sante
Virtudi a l’Uom, come suoi proprj beni
Dal Ciel concesse, in cui non hanno gli Avi,
85In cui non ha parte Colei, che Dea
Fan sciocche genti, e su volubil rota
Sognan, che i lieti, ed i sinistri eventi
A suo piacere alterni, e tutto regga


Il