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(LXXXIII.)

20Per tragittarci in su l’antica prora
Ne scuri campi, e ne l’eterno esiglio.
Ben io ti posso in su l’Aonia cetra
Ornar di dolci armoniosi modi
Qualche di bei consigli aureo conforto;
25Sebben, che il duol, che i tuoi pensieri ingombra,
In me non lieve di tristezza impresse
Orma funesta; e poi che Teco in nodo
Di candida amistà mi unir gli Dei,
Prima sarà, che il Condottier del lume
30Muti 1’eterno corso, e de’ mortali
Nieghi a le lunghe notti il chiaro giorno,
Che i tuoi non senta amari casi avversi.
Dirai, che mentre ancor di vigor pieno
Al tuo German scorrea le vene il sangue,
35Nel più bel corso de’ suoi merti vide
Quella venir, che al nostro danno cieca
I miglior fura, e lascia stare i rei.
Duro il membrar quante sue belle intatte
Virtudi in notte intempestiva avvolte
40Da noi si dipartiro, e sparver seco;
E sò, che mai più viva in noi non sorge
Del ben l’immago, che qualor si perde.


L 2 Or'è,