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(XLVI.)

Per aspri gioghi, e per frapposti Mari
Senna real, sul desiato tanto
45Tuo felice Imeneo 1’auree sciogliendo
Libere lingue , che mentir non sanno;
Te, come d’amor nato ardor gli sprona
Te, come l’alta tua Virtù richiede,
Cantano a prova. Il tuo soave nodo
50Era comune Voto ; ed or che ’l stringe
L’eterna Mano, qual più sa, si move,
E impaziente in Pindo poggia, e prende
Da i Toschi Vati, onde più accesa, e viva
E più leggiadra al regio Piè prostrarsi
55La gioja universal, voci, e colori.
Vera stirpe d’Eroi, che per lunghi anni
Provvida, giusta, generosa, e forte
Regger si vide i popoli commessi,
Troppo è agli Uomini cara. Essa, qual dono
60Il più pregiato de’ benigni Dei,
Si riguarda, e si cole. Al primo grido
Che Te de 1’Atestina eccelsa Donna,
Luce d’Italia, divulgò sublime,
E magnanimo Sposo, ecco si disse,
65Ecco rifiorirà la regal Pianta,


Che