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(XXXV.)

     Bello è quivi mirar tra l’ardue ripe
     Correr Enza fremente, e quasi cerchio
     Far con ritorto corso a i Campi tuoi.
     Colà qual manca de i piaceri onesti,
     70Onde nojata da le urbane stanze
     L’alma si disattristi, e si ricrei?
     Evvi bella Magion, su le cui porte
     Siede indefessa Cortesia custode,
     Cui stanno a lato lusinghiere in atto,
     75Grate accoglienze, che mentir non sanno.
     Colà i dolci Conviti, e colà sono
     I dolci sonni, e libertà, che in oro
     Vi vergò di sua man quell’aurea legge,
     Che a suo grado a ciascun viver consente.
     80Così al buon Padre tuo, così a tuoi prodi
     Incliti Zii diletta, ambo splendenti
     Di maturo consiglio, e d’onor vero,
     Ed ambi amanti de 1’erranti cacce,
     Che con sagaci, ed a fallir non use,
     85Acute nari, e con alato piede,
     Che il cenno mai del suo Signor non scorda,
     Candido, come avorio, invitto scorre
     II predator Giordano, egregio Veltro,


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