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SONETTO.


Mi sta dinante il mio fallo — non oso
     Alzar la fronte — impallidisco, tremo,
     Chè intanto, a gran giornate, minaccioso,
     4Mi soprarriva a tergo il giorno estremo.

Di me che fia? qual mai sarà l’ascoso
     Giudizio inappellabile supremo?
     Avrò martoro o troverò riposo? —
     8Traggo l'ore nel dubbio; e spero e temo.

Ma il combattuto cor sente conforto
     Or che mi tengo stretto a questo Legno
     11Donato a me perch’io guadagni il porto.

Enorme fu, lo so, la colpa mia;
     Del perdono che invoco io sono indegno —
     14Ma degno è Questi che per me la espia.


Anno 1856.