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Venezia, un tempo ospizio,
     Anzi felice regno
     Di tutte l’arti profughe,
     Nudrice ad ogn’ingegno,
     95Risentesi, e, con animo
     Quasi a la sua primiera forza egual,

Adorna, apre, consolida
     Templi, palagi, vie;
     Straniere grazie aggiugnere
     100S’affretta a le natìe;
     E rivendica il titolo
     D’operosa, fiorente, alma città.

E mentre, per munifico
     Voler di Lui che stende
     105Sovr’essa mite imperio,
     A ristorar si attende
     Le sue più antiche e celebri
     Opere da le ingiurie de l’età;

S’impone legge a l’impeto
     110Del flutto che si alterna,
     Onde l’arena instabile
     Ch’ei come vuol governa
     Sgombri ’l temuto valico
     E v’affidi nel suo corso il nocchier;