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LA VESTIZIONE.



Quando s’aprì rivendita d’onori,
     E di croci un diluvio universale
     Allagò il trivio di Commendatori;

Quando nel nastro s’imbrogliaron l’ale
     L’oche, l’aquile, i corvi e gli sparvieri;
     O, per parlar più franco e naturale,

Quando si vider fatti cavalieri
     Schiume d’avvocatucci e poetastri,
     Birri, strozzini ed altri vituperi;

Tal che vedea la feccia andare agli astri,
     Nè un soldo sciupò mai per tentar l’ambo
     Al gran lotto dei titoli e dei nastri,

Nel cervellaccio imbizzarrito e strambo
     Sentì ronzar di versi una congerie:
     E piccato di fare un ditirambo,

Senza legge di forme o di materie,
     Le sacre mescolò colle profane
     E le cose ridicole alle serie.

Parole abburattate e popolane,
     Trivialità cucì, convenïenti
     A celebrar le gesta paesane,

E proruppe da matto in questi accenti,
     Ai retori lasciando e a’ burattini
     Grammaticali ed altri complimenti.

Rôsa da nobiltà senza quattrini
     Casca la vecchia Tavola, e la nuova
     È una ladra genia di Paladini.