Che nel silenzio
D’un nome nullo,
Per fare strepito
Fanno il Lucullo;
Sono ammennicoli
E spampanate
Di certe anonime
Birbe dorate,
Che tra noi ronzano
Alla giornata
Come gli opuscoli
Di falsa data;
E così tentano
Turar la bocca
Sopra un’origine
Lercia o pitocca.
Oppur son cabale
Da rifiniti,
Che alla vigilia
D’andar falliti,
Si danno l’aria
Dell’uomo grande,
Che ha l’oro a staia,
Che spende e spande.
Qui non si veggono
Fin sulla scala
Tappeti, fronzoli,
Livree di gala;
Nè di risparmio
Bizzarro impasto
Sotto i magnifici
Fumi del fasto,