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tratte dalla lingua parlata. | 381 |
Erba — in erba vale immaturo, a somiglianza del grano che ha li steli ancor verdi.
Escandescenza — enfasi data alle parole da chi ha l’animo commosso; il più sovente da ira.
Éstimo — chiamasi il libro ove sono descritti i beni dei privati e la quota delle imposte.
Estratto — dicesi nel giuoco del lotto la giuocata o la vincita fatta sopra un numero solo, perchè si chiamano estratti i cinque numeri che escono dall’urna; ambo e quintina sono le giuocate o le vincite fatte sopra due e sopra cinque numeri.
Ette — non manca un ette vale non manca nulla; modo di dire derivato dalla correzione delle scritture latine, nelle quali non è fallo di una benchè minima parola, come sarebbe la congiunzione et.
F
Faccia — propriamente si usa per viso, aspetto ec.; ma come nel viso si dipingono i moti dell’animo, così dicendosi — con che faccia venite — s’intende con che coraggio, con che pudore ec.
Facciata — propriamente è la parte principale ed esterna di un edifizio; non badare alla facciata vale non curarsi della forma esteriore.
Fagotto — involto di cenci.
Falsariga — chiamasi un foglio rigato di nero a misurate distanze, che sottoponendosi al foglio bianco, trasparisce di sopra come se questo fosse rigato, e guida la mano inesperta del fanciullo nella formazione delle lettere colla penna, e nell’andar diritto.
Farabutto — furfante.
Far buona tavola — mangiar bene.
Far buon viso ad alcuno — vale fargli festa; far buon viso talvolta vale rallegrarsi.
Far dei lunari — qualche volta vuol dire patir la fame, e qualche volta perdersi in vane speculazioni.
Fare — il fare d’uno vuol dire il suo modo di vivere, di trattare, d’agire.
Fare a dirsele — vale dirsi a vicenda parole pungenti, quasi sfidandosi a chi più ne dice.
Fare a picca — contendere con emulazione.
Fare a tira tira — si dice di due o di più che si contendono una cosa, avendone ciascuno una parte in mano, e adoperandosi per averla tutta.