Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
16 | lo stivale. |
Parrà cosa incredibile: una volta.
Non so come, da me presi il galoppo,
27E corsi tutto il mondo a briglia sciolta;
Ma camminar volendo un poco troppo,
L’equilibrio perduto, il proprio peso
30In terra mi portò lungo e disteso.
Allora vi successe un parapiglia;
E gente d’ogni risma e d’ogni conio
33Pioveano di lontan le mille miglia,
Per consiglio d’un Prete o del Demonio:
Chi mi prese al gambale e chi alla fiocca,
36Gridandosi tra lor: bazza a chi tocca.
Volle il Prete, a dispetto della fede,
Calzarmi coll’aiuto e da sè solo;
39Poi sentì che non fui fatto al suo piede,
E allora qua e là mi dette a nolo:
Ora alle mani del primo occupante
42Mi lascia, e per lo più fa da tirante.
Facea col Prete a picca e le calcagna
Volea piantarci un bravazzon Tedesco,
45Ma più volte scappare in Alemagna
Lo vidi sul caval di San Francesco:
In seguito tornò; ci s’è spedato,
48Ma tutto fin a qui non m’ha infilato.
Per un secolo e più rimasto vuoto,
Cinsi la gamba a un semplice mercante;
51Mi riunse costui, mi tenne in moto,
E seco mi portò fino in Levante,
Ruvido sì, ma non mancava un ette,
54E di chiodi ferrato e di bullette.