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lo stivale.


Parrà cosa incredibile: una volta.
     Non so come, da me presi il galoppo,
     27E corsi tutto il mondo a briglia sciolta;
     Ma camminar volendo un poco troppo,
     L’equilibrio perduto, il proprio peso
     30In terra mi portò lungo e disteso.

Allora vi successe un parapiglia;
     E gente d’ogni risma e d’ogni conio
     33Pioveano di lontan le mille miglia,
     Per consiglio d’un Prete o del Demonio:
     Chi mi prese al gambale e chi alla fiocca,
     36Gridandosi tra lor: bazza a chi tocca.

Volle il Prete, a dispetto della fede,
     Calzarmi coll’aiuto e da sè solo;
     39Poi sentì che non fui fatto al suo piede,
     E allora qua e là mi dette a nolo:
     Ora alle mani del primo occupante
     42Mi lascia, e per lo più fa da tirante.

Facea col Prete a picca e le calcagna
     Volea piantarci un bravazzon Tedesco,
     45Ma più volte scappare in Alemagna
     Lo vidi sul caval di San Francesco:
     In seguito tornò; ci s’è spedato,
     48Ma tutto fin a qui non m’ha infilato.

Per un secolo e più rimasto vuoto,
     Cinsi la gamba a un semplice mercante;
     51Mi riunse costui, mi tenne in moto,
     E seco mi portò fino in Levante,
     Ruvido sì, ma non mancava un ette,
     54E di chiodi ferrato e di bullette.