Signor mio, Signor mio, sento il dovere
Di ringraziarvi a fin di malattia,
Per avermi lasciato tuttavia
Della vita al difficile mestiere.
Se sia la meglio andare o rimanere
Io non lo so, per non vi dir bugia;
Voi lo sapete bene, e così sia;
Accetto, vi ringrazio, e ci ho piacere.
Che se mi tocca a star qui confinato
Perchè il polmone non mi si raffreschi,
Ci sto tranquillo e ci sto rassegnato.
Io faccende non ho, non ho ripeschi,
Non son un Oste o un Ministro di Stato,
Che mi dispiaccia il non veder Tedeschi.