Se il venticel con leggerissim’ala
Increspa l'onda che lieve t’accoglie, 27E sussurrando esala
Intorno a te dei fiori e delle foglie
Il balsamo, rapito 30Lunge ai pomarii dell’opposto lito;
Dirai: quest’onda che si lagna, e questo
Acre commosso da soave fiato. 33Un detto, un pensier mesto
Sarà del giovinetto innamorato,
Cui deserta e sgradita 36Non divisa con me fugge la vita.
Quando sull’onda il turbine imperversa
Alti spingendo al lido i flutti amari, 39E oscurità si versa
Sull'ampia solitudine dei mari,
Guardando da lontano 42L’ira e i perigli del ceruleo piano;
Pensa, o cara, che in me rugge sovente
Di mille e mille affetti egual procella: 45Ma se l’aere fremente
Raggio dirada di benigna stella,
È il tuo sereno aspetto 48Che reca pace all'agitato petto.
Anch’io mesto vagando all’Arno in riva,
Teco parlo e deliro, e veder parmi 51Come persona viva
Te muover dolcemente a consolarmi:
Riscosso alla tua voce 54Nell’imo petto il cor balza veloce.