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dello scrivere per le gazzette. |
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Reggi all’usato termine
La mano e la parola,
Quando in argute pagine
Caldo il pensier mi vola,
Quando in civile arringo
La combattuta patria
A sostener m’accingo.
Teco in aperta insidia
O in pubblico bordello
Dell’adulato popolo
Non mi farò sgabello,
All’amico le gote
Non segnerò col bacio
Di Giuda Iscariote.
Dell’orgia, ove frenetica
Licenza osa e schiamazza,
Con alta verecondia
Respingerò la tazza.
Con verecondia eguale
Respinsi un tempo i calici
Di Circe in regie sale.
O veneranda Italia,
Sempre al tuo santo nome
Religioso brivido
Il cor mi scosse, come
Nomando un caro obietto
Lega le labbra il trepido
E reverente affetto.
Povera Madre! Il gaudio
Vano, i superbi vanti,
Le garrule discordie,
Perdona ai figli erranti;
Perdona a me le amare
Dubbiezze, e il labbro attonito
Nelle fraterne gare.