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298 a leopoldo secondo.


Scosso e ravvisto del comune inganno
     Che avvolse Europa in tenebroso arcano,
     Lei risaluta il Franco e l’Alemanno,
                                             L’Anglo e l’Ispano;

E un agitarsi, un franger di ritorte,
     Una voce dal Ciel per tutto udita
     Che riscuote i sepolcri, e dalla morte
                                             Desta la vita.

E in Te speranza alla Toscana Gente
     Del Quinto Carlo dagli eredi uscío;
     Rinasce il Giglio che stirpò Clemente,
                                             Diletto a Pio.

Al culto antico di quel santo stelo
     Della lìbera Italia ultimo seme,
     Di Re dovere e cittadino zelo
                                             Muovano insieme.

Già da Firenze il fior desiderato
     Andò, simbol di pace e di riscatto,
     Di terra in terra accolto e ricambiato
                                             Nel dì del patto,

Che ogni altro patto vincerà d’assai
     Mille volte giurato e mille infranto.
     Signor, pensa quel dì! Versasti mai
                                             Più dolce pianto?

E noi piangemmo, e lacrime d’amore
     Padre si ricambiâr, figli e fratelli:
     Quel pianto che finì tanto dolore
                                             Nessun cancelli.

Ed or che a noi per nuovo atto immortale
     La tua benignità si disasconde,
     E n’avesti dal Serchio al crin regale
                                             Debita fronde,