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A LEOPOLDO SECONDO.
Signor, sospeso il pungolo severo,
A Te parla la Musa alta e sicura,
La Musa onde ti venne in pro del vero
Acre puntura.
Lìbero Prence, a gloriosa meta
Vôlto col Popol suo dal cammin vecchio,
Con nuovo esempio, a libero poeta
Porga l’orecchio.
Taccian l’accuse e l’ombre del passato,
Dì scambievoli orgogli acerbi frutti:
Tutti un duro letargo ha travagliato,
Errammo tutti.
Oggi in più degna gara a tutti giova
Cessar miseri dubbi e detti amari,
Al fiero incarco della vita nuova
Nuovi del pari.
Se al Popolo non rechi impedimento
L’abito molle, la dormita pace,
La facil sapïenza, il braccio lento,
La lingua audace;
Se non turbino il Re larve bugiarde.
Vuote superbie, ambizïoni oscure,
Frodi, minacce, ambagi, ire codarde,
Stolte paure;