E chi sei tu che il libero flagello
Ruoti, accennando duramente il vero,
E che parco di lode al buono e al bello,
Amaro carme intuoni a vitupero?
Cogliesti tu, seguendo il tuo modello,
Il segreto dell’arte e il ministero?
Diradicasti da te stesso in pria
E la vana superbia e la follia,
Tu che rampogni, e altrui mostri il sentiero?
Allor di duol compunto, sospirando,
De’ miei pensieri il freno a me raccolgo;
E ripetendo il dove, il come, il quando,
La breve istoria mia volgo e rivolgo.
Ahi del passato l’orme ricalcando
Di mille spine un fior misero colgo!
Sdegnoso dell’error d’error macchiato,
Or mi sento co’ pochi alto levato,
Ora giù caddi e vaneggiai col volgo!
Misero sdegno, che mi spiri solo,
Di te si stanca e si rattrista il core!
O farfalletta che rallegri il volo,
Posandoti per via di fiore in fiore,
E tu che sempre vai, mesto usignolo,
Di bosco in bosco cantando d’amore,
Delle vostre dolcezze al paragone,
In quanta guerra di pensier mi pone
Questo che par sorriso ed è dolore!
Oltre la nube che mi cerchia e in seno
Agita i venti e i fulmini dell’ira,
A più largo orizzonte, a più sereno
Cielo, a più lieto vol l’animo aspira,
Ove congiunti con libero freno
1 forti canti alla pietosa lira,
Di feconda armonia l’etere suoni,
E sian gl’inni di lode acuti sproni
Alla virtù che tanto si sospira.