Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu/277


253



A GINO CAPPONI.1



Come colui che naviga a seconda
     Per correnti di rapide fiumane,
     Che star gli sembra immobile, e la sponda
     Fuggire, e i monti e le selve lontane;
     Così l’ingegno mio varca per l’onda
     Precipitosa delle sorti umane:
     E mentre a lui dell’universa vita
     Passa dinanzi la scena infinita,
          Muto e percosso di stupor rimane.

E di sordo tumulto affaticarme
     Le posse arcane dell’anima sento,
     E guardo, e penso, e comprender non parme
     La vista che si svolve all’occhio intento,
     E non ho spirto di sì pieno carme
     Che in me risponda a quel fiero concento:
     Così rapito in mezzo al moto e al suono
     Delle cose, vaneggio e m’abbandono,
          Come la foglia che mulina il vento.

  1. Ho tentato di rimettere in corso questo metro antico, dal quale, sebbene difficilissimo, credo si possa trar partito per aggiungere gravità e solennità all’ottava. Direi d’usarlo ne’ componimenti brevi; alla lunga forse stancherebbe.