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A GINO CAPPONI.1
Come colui che naviga a seconda
Per correnti di rapide fiumane,
Che star gli sembra immobile, e la sponda
Fuggire, e i monti e le selve lontane;
Così l’ingegno mio varca per l’onda
Precipitosa delle sorti umane:
E mentre a lui dell’universa vita
Passa dinanzi la scena infinita,
Muto e percosso di stupor rimane.
E di sordo tumulto affaticarme
Le posse arcane dell’anima sento,
E guardo, e penso, e comprender non parme
La vista che si svolve all’occhio intento,
E non ho spirto di sì pieno carme
Che in me risponda a quel fiero concento:
Così rapito in mezzo al moto e al suono
Delle cose, vaneggio e m’abbandono,
Come la foglia che mulina il vento.
- ↑ Ho tentato di rimettere in corso questo metro antico, dal quale, sebbene difficilissimo, credo si possa trar partito per aggiungere gravità e solennità all’ottava. Direi d’usarlo ne’ componimenti brevi; alla lunga forse stancherebbe.