A farlo apposta, tra le notti belle
Vedute al mondo, questa, a mia sfortuna,
Si potea dir bellissima: le stelle
Erano fuori, tutte, fin a una!
Se a sciuparmi le tenebre con quelle
Fosse venuta in ballo anco la luna,
Piantavo la novella, e buona sera:
Tiriamo avanti, la luna non c’era.
Zitti, spiando intorno, e come un branco
Di lupi ingordi..... Adagio, e colle buone;
Il lupo è detto. — Di corvi? — Nemmanco,
Che di notte non vanno a processione;
Sicchè dunque dirò, lasciato in bianco,
Per questa volta tanto, il paragone,
Che s’avviò la frotta al Cimitero,
(E passi per la rima) all’aer nero.
Intanto qua e là s’era aggirata
Ratta, intendendo la vista e l’udito,
Quella povera donna sconsolata
Inutilmente cercando il marito;
E stanca per que’ sassi, e disperata
Della traccia, per ultimo partito
Alla Chiesa risolse incamminarsi,
E là piangere, e a Dio raccomandarsi.
Su per una viottola scoscesa
Va la meschina risolutamente,
E all’orlo del sacrato appena ascesa
Che fa piazzetta, sul poggio eminente,
Ode, o le pare, là, verso la Chiesa
Un sordo tramenío, come di gente
Che soprarrivi cheta e frettolosa,
E s’argomenti di tentar qualcosa.