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232 il sortilegio.


Più l’ostacolo è forte, e più s’esalta
     L’animo in quello; ond’essa audace e destra
     Si lancia ove ricorre angusta ed alta
     Cinque braccia da terra una finestra;
     L’apre la donna e su vi monta, e salta
     Speditamente nella via maestra,
     E per molti sentieri erra, e s’invesca
     Senza molto saper dove riesca.

In questo mentre i compagni di Maso
     A mezza costa, fuor dell’abitato,
     Celatamente avean le legna e il vaso
     Per la strana cottura apparecchiato:
     Egli co’ ferri che faceano al caso
     D’alzar la pietra e scorciare il Curato,
     Per altra via, coll’animo scontento,
     Ultimo venne al dato appuntamento.

Qui ci vorrebbe una notte arruffata,
     Una notte di spòlvero, che quando
     Alla tedesca fosse strumentata,
     Paresse un casa-al-diavolo, salvando.
     Se, per esempio, la nota obbligata
     D’un par di gufi avessi al mio comando,
     E fulmini a rifascio, e un’acqua tale
     Da parere il diluvio universale;

E una romba di vento, e il rumor cupo
     D’un fiume, d’un torrente, o che so io,
     Che giù scrosciando d’un alto dirupo
     Rintostasse de’ tuoni il brontolio;
     Di quando in quando un bell’urlo di lupo,
     Un morto che gridasse Gesù mio,
     E una campana che sonasse a tocchi,
     Riuscirebbe una notte co’ fiocchi.