Quell’armeggío di numeri venuto
A risapersi nel paese, il Prete
Per un gran cabalista era tenuto,
E che de’ terni avesse in man la rete.
E scalzarlo parecchi avean voluto,
Mentre che visse, sull’arti segrete
Di menar la Fortuna per il naso,
Pescando il certo nel gran mar del caso.
L’ultima carne maschia seppellita
Era il Prete, la cosa è manifesta;
Dunque la testa che andava bollita
Era la sua, certissima anco questa;
E tanto più che avvezzi erano, in vita,
I numeri a bollirgli nella testa.
Così dicendo quella gente grossa
Pensò del Prete vïolar la fossa.
Risoluti s’accordano costoro,
E si partiscon l’opere e le veci;
Ammannisca il coltello uno di loro,
Un altro il pentolone, un altro i ceci,
E poi tutti si trovino al lavoro
Di nottetempo, là dopo le dieci,
Nel giorno da Mosè dato all’altare,
Ed alle streghe nell’era volgare.
Tutto quel giorno che precesse il fatto,
Maso, un di quelli dell’accordellato,
Girò per casa mutolo, distratto
E torbo come mai non era stato:
La moglie era presente, e di soppiatto
Coll’occhio che alle donne Amore ha dato,
Lo guardava e guardava, a quella vista
Facendosi anco lei pensosa e trista.