Dunque tornando a noi, que’ montanari
Fino alle scarpe avean data la via,
Sognando negli spazi immaginari
Di fare un buco in Depositeria.
Di giocator, di prodighi e d’avari
Oltre la borsa va la bramosia;
E come chi più n’ha più ne vorrebbe,
Chi più ne sciupa e più ne sciuperebbe.
Bazzicava lassù per que’ paesi
Un di que’ rivenduglioli ambulanti,
Che fan commercio a denari ripresi
Di berretti, di scatole, di Santi,
E di ferri da calze, e d’altri arnesi
Quanti n’occorre per cucire, e quanti
Ne porta in petto, al collo e sulla testa,
La villana elegante il dì di festa.
Oltre a codeste bricciche, costui
La sacca d’un gioiello avea provvista,
Che tra le cose che giovano altrui
Va messo per ossequio in capo lista;
Cosa mirabilissima per cui
Splende alla mente una seconda vista,
Cosa che serve per tutti i bisogni;
E questa perla era il Libro de’ Sogni.
La famosa Accademia del Cimento,
L’Istituto di Francia e d’Inghilterra,
È tutta roba di poco momento
Appetto a quella che il gran libro serra.
«Credete a chi n’ha fatto esperimento»
Che quello è il primo libro della terra,
Onde lo privilegia, e con ragione,
La sacra e la profana Inquisizione.