Si paragona al fiore
Che innanzi tempo cade,
A cui manca il tepore
E le molli rugiade;
E non ha cuor nè senno
Di dir: mi sento menno.
Ricco dell’avvenire,
Casca sull’orme prime;
Balbetta di morire...
E di che? Di lattime?
O anima leggera,
Sfiorita in primavera,
Spossate ambizïoni,
Scomposti desidéri,
Mole, aborti, embrioni
Di stuprati pensieri,
E un correre alla matta
Col cervello a ciabatta,
In torbida anarchia
Ti tengono impedita.
Per troppa bramosia
D’affollarti alla vita,
T’arrabatti nel Limbo,
Paralitico bimbo.