Fatta e rifatta la storia medesima,
Ricevuto il Battesimo e la Cresima
Di vile e di furfante di tre cotte,
Lo presero nel branco, e buona notte.
Qui, non potendosi
Legare al collo
La grazia regia
Col regio bollo,
A capo al letto
In un sacchetto
Se l’inchiodò;
Mattina e sera
Questa preghiera
Ci bestemmiò.
Io credo nella Zecca onnipotente
E nel figliuolo suo detto Zecchino,
Nella Cambiale, nel Conto corrente,
E nel Soldo uno e trino:
Credo nel Motuproprio e nel Rescritto,
E nella Dinastia che mi tien ritto.
Credo nel Dazio e nell’Imposizione,
Credo nella Gabella e nel Catasto;
Nella docilità del mio groppone,
Nella greppia e nel basto:
E con tanto di core attacco il voto
Sempre al Santo del giorno che riscuoto.
Spero così d’andarmene là là,
O su su fino all’ultimo scalino,
Di strappare un cencin di nobiltà,
Di ficcarmi al Casino,
E di morire in Depositeria
Colla croce all’occhiello, e così sia.