Un giorno, da un amico, a desinare
Trovandosi invitati e messi accanto,
Si vennero per caso a combaciare
Colle spalle, co’ gomiti, con quanto
Sempre (quando la seggiola non basta )
S’arroteranno due di quella pasta.
L’ìndole, la scambievole pinguedine,
La scintillaccia che madre Natura
Pianta perfino in corpo alla torpedine,
Il cibo, il caldo, e quell’arrotatura,
Fece sentire alle nostre balene
D’esser due cosi da volersi bene.
L’affetto stuzzicato ad ogni costo
Volea provarsi a dire una parola;
Ma scontrato dal fritto e dall’arrosto
Restava lì strizzato a mezza gola:
Intanto il desinare era finito
Combattendo l’amore e l’appetito.
S’alzaron gli altri, ed ove si mesceva
Il caffè tutti quanti erano andati;
Quando gli amanti, dandosi di leva
Co’ pugni sulla mensa appuntellati,
In tre tempi, su su, venner ponzando,
Soffiando, mugolando e tentennando.
Quando d’essere in piè fu ben sicuro,
Taddeo porse alla bella un braccio grave;
All’uscïo si puntò, si strinse al muro,
E lì deposto il carico soave
Nelle stanze di là la mandò sciolta,
Chè bisognò passare uno alla volta.