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l'amor pacifico. 181


La Maldicenza (impara, o disgraziata,
     Tu che di ciarle fai sempre un gran caso)
     La Maldicenza a volte s’è provata
     Nelle loro faccende a dar di naso,
     Tentando forse di scuoprir terreno,
     O di farli dormir mezz’ora meno:

Ma per quanto le zanne abbia appuntate
     Come lesine, e lunghe più d’un passo,
     Questa volta, nel mordere, ha trovate
     Tante suola di muscoli e di grasso,
     Che per giungere al cor colla ferita,
     L’ha fatta corta almen di quattro dita.

Una tal volta, immagina, fu detto
     A Veneranda da una sua vicina,
     Che Taddeo le celava un amoretto
     Di fresco intavolato alla sordina,
     E ciarlando arrivò la chiacchierona
     Fino a dirle la casa e la persona.

Rispose Veneranda: O che volete,
     Caspiteretta, che non si diverta?
     Lo compatisco; è giovane, sapete!
     Solamente rimango a bocca aperta
     Che la vada a cercar tanto lontana,
     A rischio di pigliare una scalmana!

Un’altra volta dissello a Taddeo
     Che Veneranda, povera innocente,
     Teneva di straforo un cicisbeo,
     E che questo briccone era un Tenente
     Che gli faceva l’amico sul muso
     E dietro il Giuda, come corre l’uso.