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178 l'amor pacifico.


Essi là là, come ragion comanda,
     S’adorano da un mezzo giubileo:
     L’amorosa si chiama Veneranda,
     E l’amoroso si chiama Taddeo,
     Nomi rotondi, larghi di battuta,
     E da gente posata e ben pasciuta.

La dama infatti è un vero carnevale,
     Una meggiona di placido viso;
     Pare in tutto e per tutto tale e quale
     Una pollastra ingrassata col riso;
     Negli atti lenti ha scritto: Posa piano;
     E spira flemma un miglio di lontano.

Grasso, bracato, a peso di carbone,
     Il suo caro Taddeo somiglia un B:
     Un vero cor-contento, un mestolone
     Fatto, come suol dirsi, e messo lì.
     Sbuffa, cammina a pause, pàr di mota,
     Pare un tacchino quando fa la rota.

Del rimanente, vedi, tutti e due,
     Oltre all’essere onesti a tutta prova,
     Levato il grasso e un briciolo di bue,
     Che per un grasso non è cosa nova,
     Son belli, freschi, netti come un dado,
     Cosa che in gente grassa avvien di rado.

Si veggono la sera e la mattina
     Comodamente all’ore stabilite;
     Parlan di consumé, di gelatina,
     Di cose nutrïenti e saporite;
     Nell’inverno di stufe, e nell’estate
     Trattano, per lo più, di gramolate.