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GL’IMMOBILI E I SEMOVENTI.
Che buon pro facesse il verbo
Imbeccato a suon di nerbo
Nelle scuole pubbliche;
Come insegnino i latini,
E che bravi cittadini
Crescano in collegio;
E che razza di cristiani
Si doventi tra le mani
D’un Frate collerico:
Tutti noi, che grazie al Cielo
Non siam più di primo pelo,
Lo diremo ai posteri.
Messo il muso nel capestro
Del messer Padre Maestro
(Padre nella tonaca),
Fu finito il benestare:
Il saltare, il vegetare.
Lo scherzare, il crescere,
Davan ombra ai cari Frati;
E potati, anzi domati,
Messi tra gl’immobili,
Ci rendevano ai parenti
Mogi, grulli ed innocenti
Come tanti pecori.
Il moderno educatore,
Oramai visto l’errore
De’ Reverendissimi,