Con musacci arrovellati
Bofonchiavano tra loro
Di contee, di marchesati,
Di plebei, di libri d’oro,
E di tempi e di costumi,
E di simili vecchiumi.
Dietro a tutti, in fondo in fondo
Si vedea la punta ritta
D’un cappuccio andare a tondo,
Come se tra quella fitta
Si provasse a farsi avante
Qualche Padre zoccolante.
Lo vide appena che lo perse d’occhio:
Quello, alla guisa che movendo il loto
Ritira il capo e celasi il ranocchio,
In giù disparve con veloce moto;
E tosto un non so che suona calando
Dentro del fusto come fosse vuoto.
Come a tempo de’ Classici, allorquando
Gli olmi e le quercie aveano la matrice
E figliavano Dee di quando in quando;
Così, spaccato il tronco alla radice,
Far capolino e sorgere fu vista
Una figura antica di vernice.
Era l’aspetto suo quale un artista
Non trova al tempo degli Stenterelli,
Se gli tocca a rifare un Trecentista.
Rasa la barba avea, mozzi i capelli,
E del cappuccio la testa guernita,
Oggi sciupata a noi fin dai cappelli;