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152 la scritta.


Ma dal mezzo alla suprema
     Vetta in tutto sì dispoglia,
     E su su langue, si scema
     D’ogni frutto e d’ogni foglia,
     E finisce in nudi stecchi
     Come pianta che si secchi.

Mentre tutto s’ammirava
     Nelle fronde il signorotto,
     E il confronto almanaccava
     Del di sopra col disotto,
     Più stupenda visïone
     Lo sviò dal paragone.

Ove il tronco s’assottiglia
     E le braccia apre e dilata,
     Vide l’arme spiattellata
     Colla bestia di famiglia,
     Che soffiando corse in dentro
     E lasciò rotto nel centro.

Dall’araldico sdrucito,
     Come in ottico apparato
     Che rifletta impiccinito
     Un gran popolo affollato,
     Traspariva un bulicame
     D’illustrissimi e di dame.

Cappe, elmetti luccicanti,
     Toghe, mitre e berrettoni,
     E grandiglie e guardinfanti,
     E parrucche a riccioloni,
     E gran giubbe gallonate,
     E codone infarinate,