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la scritta. 143


Da un lato, un gran carname
     Erisitone ingoia,
     E dall’aride cuoia
     Conosci che la fame
     Coll’intimo bruciore
     Rimangia il mangiatore.

Giacobbe un po’ più giù,
     D’Erisitone a destra,
     Al povero Esaù
     Rincara la minestra;
     Santa massima eterna
     Di carità fraterna.

Ma dall’opposto lato
     Luccica la parete
     Di Giove, trasmutato
     In pioggia di monete,
     Che scende a Danae in braccio
     Ad onta del chiavaccio.

Di là da Danae l’empio
     Eliodoro è steso
     Sulla soglia del tempio;
     E un cavalier, disceso
     Dal Ciel, pesta il birbante
     Colle legnate sante.

Nel soffitto si vede
     D’un egregio lavoro
     Mida da capo a piede
     Tutto coperto d’oro,
     Che sta lì spaurito
     Dal troppo impoverito.