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NELL’OCCASIONE
CHE FU SCOPERTO A FIRENZE IL VERO RITRATTO DI DANTE
FATTO DA GIOTTO.
Qual grazia a noi ti mostra,
O prima gloria italica, per cui
Mostrò ciò che potea la lingua nostra?
Come degnasti di volgerti a nui
Dal punto ove s’acqueta ogni desio?
Tanto il loco natio
Nel cor ti sta, che di tornar t’è caro
Ancor nel mondo senza fine amaro?
Ma da seggio immortale
Ben puoi rieder quaggiù dove si piange;
Tu sei fatto da Dio, sua mercè, tale,
Che la nostra miseria non ti tange.
Soluto hai nelle menti un dubbio grave,
E quel desio soave
Che lungamente n’ha tenuti in fame,
Di mirar gli occhi tuoi senza velame.
Nel mirabile aspetto
Arde e sfavilla un non so che divino
Che a noi ti rende nel vero concetto:
A te dinanzi, come il pellegrino
Nel tempio del suo voto rimirando,
Tacito sospirando,
Sento l’anima mia che tutta lieta
Mi dice: or che non parli al tuo Poeta?