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124 la terra dei morti.


Ma il libro di natura
     Ha l’entrata e l’uscita;
     Tocca a loro la vita
     E a noi la sepoltura.
     E poi, se lo domandi,
     Assai siamo campati;
     Gino, eravamo grandi,
     E là non eran nati.

O mura cittadine,
     Sepolcri maestosi,
     Fin le vostre mine
     Sono un’apoteosi.
     Cancella anco la fossa,
     Barbaro inquïeto,
     Chè temerarie l’ossa
     Sentono il sepolcreto.

Veglia sul monumento
     Perpetuo lume il sole,
     E fa da torcia a vento:
     Le rose, le viole,
     I pampani, gli olivi,
     Son simboli di pianto:
     Oh che bel camposanto
     Da fare invidia ai vivi!

Cadaveri, alle corte
     Lasciamoli cantare,
     E vediam questa morte
     Dov’anderà a cascare.
     Tra i salmi dell’Uffizio
     C’è anco il Dies iræ:
     O che non ha a venire
     Il giorno del giudizio?