Ma il libro di natura
Ha l’entrata e l’uscita;
Tocca a loro la vita
E a noi la sepoltura.
E poi, se lo domandi,
Assai siamo campati;
Gino, eravamo grandi,
E là non eran nati.
O mura cittadine,
Sepolcri maestosi,
Fin le vostre mine
Sono un’apoteosi.
Cancella anco la fossa,
Barbaro inquïeto,
Chè temerarie l’ossa
Sentono il sepolcreto.
Veglia sul monumento
Perpetuo lume il sole,
E fa da torcia a vento:
Le rose, le viole,
I pampani, gli olivi,
Son simboli di pianto:
Oh che bel camposanto
Da fare invidia ai vivi!
Cadaveri, alle corte
Lasciamoli cantare,
E vediam questa morte
Dov’anderà a cascare.
Tra i salmi dell’Uffizio
C’è anco il Dies iræ:
O che non ha a venire
Il giorno del giudizio?