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le memorie di pisa. 117


E poi quell’abito
     Roso e scucito;
     Quel tu alla Quacchera
     Di primo acchito,
     Virtù di vergine
     Labbro in quegli anni,
     Che poi stuprandosi
     Co’ disinganni,
     Mentisce armato
     D’un lei gelato!

In questo secolo
     Vano e banchiere
     Che più dell’essere
     Conta il parere,
     Quel gusto cinico
     Che avea ciascuno
     Di farsi povero,
     Trito e digiuno
     Senza vergogna,
     Chi se lo sogna?

O giorni, o placide
     Sere sfumate
     In risa, in celie
     Continuate!
     Che pro, che gioia
     Reca una vita
     D’epoca in epoca
     Non mai mentita!
     Sempre i cervelli
     Come i capelli!