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prefazione. XIII

ciole il granire della messe. E ciò come non induce superbia in me, così non deve indurre maraviglia nel mio lettore; perocchè, come nel corpo umano il riprendere della salute si manifesta o per il colorito delle guancie, o per la vivezza dell’occhio, o per la speditezza del passo, così il risorgere d’una nazione apparisce a diversi segni nei diversi individui che la compongono. Io, scrivendo come ho scritto, non ho inventato nulla, e non ci ho messo di mio altro che il vestito: l’ossa e le polpe me le ha date la nazione medesima; e pensando e scrivendo, non ho fatto altro che farmi interprete degli sdegni e delle speranze che mi fremevano d’intorno. È la mia nazione ha fatto buon viso a’ miei scritti, come a persona di conoscenza; e, com’è solito fare chi vive nell’abbondanza, ha voluto con bella cortesia chiamarmi ricco della sua stessa ricchezza. Ora che essa spande da sè la larga vena dei suoi tesori, e che il popolo, eterno poeta, ci svolge dinanzi la sua maravigliosa epopea, noi miseri accozzatori di strofe, bisogna guardare e stupire, astenendoci religiosamente d’immischiarsi oltre nei solenni parlari di casa. L’inno della vita nuova si accoglie di già nel vostro petto animoso, o giovani, che accorrete nei Campi Lombardi a dare il sangue per questa terra diletta. Ed io ne sento il preludio e ne bevo le note con tacita compiacenza. Toccò a noi il misero ufficio di sterpare la via, tocca a voi quello di piantarvi i lauri e le quercie, all’ombra delle quali proseguiranno le generazioni che sorgono. Lasciate, o magnanimi, che un amico di questa libertà che vi inspira la impresa santissima, baci la fronte e il petto e la mano di tutti voi. L’Italia adesso è costà: costà, ove si stenta, ove si combatte, e ove convengono da ogni lato, quasi al grembo della madre, i figli non degeneri, i nostri primogeniti veri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . »


Il manoscritto originale non dà compiuta questa Prefazione; ma come conchiusione di quel più che il Giusti avrebbe detto, sta bene di pubblicare le seguenti parole, le quali è manifesto essere state scritte da lui perchè fossero note all’Italia. Da questa breve dichiarazione ispirata da un generoso sdegno, apparirà inoltre il perchè siansi esclusi da questa Raccolta certi componimenti che furono scritti dal Giusti, e che andarono sotto il suo nome nelle diverse edizioni dei suoi versi.