Turate l’anime,
Slargati i pori
A smorti brividi
Di flosci amori;
Gergo di stitica
Boria decente,
Ciarlío continuo
Che dice niente.
Ecco si rompono
Partite e danze:
S’urta, precipita
Nell’altre stanze
La folla, e assaltano
Dame e Signori
Bottiglie, intingoli
E servitori.
Per tutto un chiedere,
Per tutto un dare,
Stappare, mescere,
E ristappare;
Un moto, un vortice
Di mani impronte,
E piatti e tavole
Tutte in un monte.
Oltre lo stomaco,
Da quella cena
Molti riportano
La tasca piena,
E nel disordine,
Nel gran viavai,
Spesso ci scappano
Anco i cucchiai.