» Lascia la tromba e il flauto al polmone
» Di chi c’è nato, o se l’è fitto in testa;
» Tu de’ pagliacci all’odierna festa
» Fischia il trescone.»
Ed ecco a rompicollo e di sghimbescio
Svanir le larve della fantasia,
E il medaglione dell’ipocrisia
Vôlto a rovescio.
Come preso all’amor d’una devota,
Se casca il velo rabescato in coro,
Vedi l’idolo tuo creduto d’oro
Farsi di mota,
Veggo un Michel di Lando, un Masaniello
Bere al fiasco di Giuda e perder l’erre;
Bruto Commendatore, e Robespierre
Frate e Bargello:
Mirare a tutto e non avere un segno;
Superbia in riga d’Angelo Custode;
Con convulsa agonia d’oro e di lode
Spennato ingegno;
Un palleggiar di lodi inverecondo;
Atei-Salmisti, Tirtei coll’affanno,
E le grinze nel core a ventunanno,
Lordare il mondo.
Restai di sasso; barattare il viso
Volli e celare i tratti di famiglia:
Ma poi l’ira, il dolor, la maraviglia
Si sciolse in riso;
Ah, in riso che non passa alla midolla!
E mi sento simíle al saltambanco,
Che muor di fame, e in vista ilare e franco
Trattien la folla.