» O latin seme, a chi stai genuflesso?
» Quei che ti schiaccia è di color l’erede;
» È la catena che ti suona al piede
» Del ferro istesso.
» Or via, poichè accorreste in tanta schiera,
» Piombate addosso al mercenario sgherro;
» Sugli occhi all’oppressor baleni un ferro
» D’altra miniera;
» Della miniera che vi diè le spade
» Quando nell’ira mieteste a Legnano
» Barbare torme, come falce al piano
» Campo di biade.»
Ahi che mi guarda il popolo in cagnesco,
Mentre, alle pugne simulate vôlto,
Stolidi viva prodiga al raccolto
Stormo tedesco!
Il popol no: la rea ciurma briaca
D’ozio, imbestiata in leggiadrie bastarde,
Che cola, ingombro, alle città lombarde
Fatte cloaca:
Per falsi allori e per servil tiara
Comprati mimi; e ciondoli e livree
Patrizie, diplomatiche e plebee,
Lordate a gara;
E d’ambo i sessi adulteri vaganti,
Frollati per canizie anticipata;
E con foia d’amor galvanizzata
Nonni eleganti;
Simili al pazzo che col pugno uccide
Chi lo soccorre di pietà commosso,
E della veste che gli brucia addosso
Festeggia e ride.