La Fè che mi ragiona
D’un Vindice immortal che al giusto afflitto
Ricigne la corona
Che per poco usurpossi ebbro il delitto;
La Fè ch’oltre la tomba in diva luce, 48Ombra amorosa, a’ miei mi riconduce;
Questa pia Fè che agli avi
Repubblicani benedì le vele;
Di Vergini soavi
A Raffaello popolò le tele;
Questa pia Fè già reo non fammi o stolto, 54Tal che ne celi per vergogna il volto.
Finchè per lei mi sento
Cittadino non vil; finchè per lei
Il foco non è spento
Dell’arte che governa i pensier miei,
Madre, non fia, non fia che l’abbandoni 60Per seguir più superbi inani suoni.
Varcan quaggiù sorelle
Sapïenza e Scïenza. Audace, esperta
Al correre, e le belle
Membra di screzïati ostri coperta,
Più cupida Scïenza e giovinetta 66Tutto il creato a misurar si getta.