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PER UN AMICO PARROCO.
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E tu pur, vôlto disdegnando il tergo
All’auree larve dell’età primiera,
Candido amico, in solitario albergo
4Vai di tua vita a seppellir la sera?
Ingenuo ti conobbi: a’ vili avverso:
Di cor gentile e di modesta brama,
Benchè l’invidïata onda del verso
8Pegno ti desse di superba fama.
O quanti mai, se il tuo possente ingegno
Avessero dal ciel sortito in dono,
Chiaro di sè nell’apollineo regno
12Avrian levato ambizïoso suono!
Ma tu più saggio, di ben far voglioso,
Non di parer, al santo officio intento,
Viver togliesti in erma villa ascoso,
16Di conversar cogli umili contento.