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martino. 403


               Mi opprime e stanca oh quanto
          260Il cittadin tumulto,
          Del poverello il pianto,
          Del ricco altier l’insulto.

               Frodi, avaníe, raggiri,
          Disordini e scompigli....
          265O stolidi o deliri
          Miei tralignati figli!»

     Così favella di Martino al core
L’ingenüa natura. E la ragione
Che della verità la voce ascolta
270Santa ed util la trova,
Gran diletto ne prova e già la segue.
Ma le perverse ambizïose usanze
Che dagli anni primieri
Soggiogata l’avean, a’ bei pensieri
275Oppongon vane idee, vane sembianze,
Che ricopron di tenebre la mente.
Così Martino che veduto avea
Un lampo di saggezza, si ritorna
Macchina come pria,
280A cui l’abito solo imprime il moto.
E come nave in tempestoso mare
Senza vele e piloto, ai folli affetti