Già morte di sue nere ombre ti fascia;
Più del pallido autunno, o giovinetto,
Hai tu pallido il viso; e cruda ambascia 20Con sordo dente ti consuma il petto.
Cadran questi tuoi vaghi anni felici
Appassiti cadran, pria che appassite
Sien l’erbette ne’ prati e le pendici 24Veggan di fronde povera la vite.
Io muoio, io muoio! Col suo freddo fiato
Aura letal m’è corsa in ogni vena;
Ecco il decembre io mi ritrovo allato, 28Quando alle spalle aveva il maggio appena.
Frale arboscello, in un mattin distrutto,
Non avea che verzura e qualche fiore;
Ecco cascano i fior; nè dolce frutto 32Fia che rallegri il ramoscel che muore.
Cadi, cadi frequente, amica foglia;
Cela il tristo sentiero; al duol materno
Cela la fossa, dove nuda spoglia 36Dormirò col dì novo il sonno eterno.
Ma se sul vespro scompagnata e mesta
A cercarmi verrà la fida amante,
Tu pia col lieve tuo romor mi desta, 40E felice il mio spirito abbia un istante.”