Del dì, che langue e manca,
Nelle diffuse porpore ravvolta,
Come una stella imbianca
Ne’ rai del dì sepolta,
20Nessun ti vede e ciaschedun ti ascolta.
I luminosi dardi
Va celando la stella a poco a poco,
Finchè si toglie a’ guardi;
Ma se del sol nel foco
25Nessun la vede, ognun ne addita il loco.
Pieni son terra e cielo
De’ tuoi concenti; qual se d’importuna
Nube squarciando il velo,
Di subito la bruna
30Immensità d’argento empia la luna.
Chi sei? chi ti somiglia?
Dolci così dell’iride i colori
Non piovono alle ciglia,
Come de’ tuoi canori
35Gorgheggi l’armonia piove sui cori.
Sei come vate ascoso
Nell’etereo splendor de’ suoi pensieri,
Che d’inno armonïoso
Lusinga e prigionieri
40Fassi i mortali al suo dolor stranieri;