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in morte di marco antonio dalla-torre. |
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I mari contemplava e le foreste
Ampie, i mobili fiumi, il variopinto
162Bel manto onde le terre april riveste;
Onde mirando come il mondo avvinto
Rotasse a certe leggi, il suo dolore
165Sentiva a poco a poco in indistinto
Diletto tramutarsi e l’alto amore
D’Euridice tacer. Tanto del mondo
168Puote la vista giocondare un core!
Leva lo sguardo al candido e ritondo
Disco lunare; agli astri erranti in giro
171Tutti intorno al lor sol per proprio pondo.
Eterno è quanto cape entro l’empiro;
Ivi siedono i giusti ed han mercedi
174L’alme che pie di questa vita usciro.
Sotto dell’uomo l’infelici sedi
Giacciono, della morte atre contrade,
177Ove alcuna di bene orma non vedi;
Chè questi luoghi la gragnuola invade,
La neve, il vento, e quanto dall’oscura
180Regïon delle nubi in terra cade.