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338 in morte di marco antonio dalla-torre.


    Tu, Ticino, lo narra, e tu che il corno
Per l’antiche aggirando euganee valli,
99Brenta, il suol fai di verdi paschi adorno:

    Voi che, obbliando delle ninfe i balli.
Cheti l’udiste allor che di natura
102I divini svelava occulti calli;

    Ed ora il suo sparir sotto la scura
Onda piangete che fra sterpi e dumi
105Stagnando, al mar discendere non cura.

    Ma non voi soli o più d’ ogni altro, o fiumi
Al suo pensando non previsto fine
108Di pianto aveste rugiadosi i lumi.

    Lui piansero le greche e le latine
Ninfe; e Calliope il suo dolor palese
111Fe su querule corde fiorentine.

    Ogni foresta lamentar s’intese,
Ogni rupe; e di lacrime tributo,
114Ultimo Scita, il tuo ciglio gli rese.

    Ma più ne lagrimarono il canuto
Benaco e ’l Sarca umìl, che del sepolto
117Baciano oltrepassando il cener muto;