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in morte di marco antonio dalla-torre. 337


    Che tu pur dal vital ceppo reciso,
Marco, al tuo fido stuol cresci tristezza.
78Ah, ben fallace è della speme il riso!

    Chè pel fresco vigor di giovanezza,
Per l’alte opere tue, pel tuo valore
81L’alma non era al rio pensiero avvezza,

    Che te caduto dell’età nel fiore
Coperto avremmo sotto stranio suolo,
84Te già muto e de’ tuoi sordo al dolore.

    Ma speravamo che t’ergesse a volo
La tua virtude, allor che dell’accento
87Aureo beassi l’accalcato stuolo.

    Pari a ruscel che a cento labbra e cento,
Dall’aerea disceso alpe natale,
90Offre lungo il cammin limpido argento.

    I tuoi gran fatti rammentar che vale
E gli alti premi? Come la salute
93Riconfortò per te l’egro mortale,

    E come spesso l’anime venute
A man di morte rivocasti al giorno
96Col possente favor dell’arti mute?

Zanella 22