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336 in morte di marco antonio dalla-torre.


    O tristi troppo! o sventurati noi!
Schiatta più miseranda in sulla terra
57Pria non si vide, nè vedrassi poi.

    Contro noi furibonda arse una guerra,
A cui null’altra in crudeltà fu pari,
60Nè forse in grembo all’avvenir si serra.

    Vedemmo scintillar barbari acciari;
Barbaro giogo tollerammo; e parte
63I dolci abbandonammo aviti lari.

    Quel che rimase dal furor di morte
Tabida lue consunse: il reo flagello
66Dalle vedove terre anco non parte.

    Nè bastava; e di Cotta ecco l’avello
Invita a novi pianti. Ove t’imvoli,
69Preda a cieco malor, Cotta fratello?

    Cotta diletto, addolorati e soli
Perchè lasciarne e dir l’ultimo addio
72Pria che fossero ancor pieni i tuoi soli?

    Nè peranco lenito avea l’obblio
Cotanto lutto, e per lo smorto viso
75Caldo di pianto ci scorreva un rio,