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carmi sepolcrali. 323


    Ammantata di luce eterea forma
Scendere io vidi dalle stelle. Errore
15Quel che scorsi non fu d’alma che dorma;

    Ma con sua voce e natural colore
L’estinto giovanetto mi s’offerse
18Dell’immago sua solita maggiore.

    Fulgidi come sole in me converse
Gli occhi, e svelando gl’omeri lucenti
21In questo dire il roseo labbro aperse:

    « Mio vero genitor, perchè lamenti
Che tratto io fossi alle stellate sfere?
24Divino io son; nè piangere convienti;

    Nè con supplici voti e con preghiere
Affaticar gli Dei ti si consente,
27Di cui già sto fra le beate schiere.

    Non io vedrò la squallida corrente
Del Tartaro esecrato, o di Acheronte
30Trapasserò gli stagni, ombra dolente;

    Non io la nera tua nave, Caronte,
Col remo spingerò; nè tema alcuna
33Avrò della tua bieca orrida fronte;