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318 cefalo e procri.


     Disciolta il crin sugli omeri,
D’indugio intollerante,
Già le vie fende ed ulula
44A guisa di Baccante.

     Giunta all’Imetto, lascia
L’ancelle a mezza valle,
E dentro al bosco intrepida
48Varca per ermo calle.

     Oh qual, donzella improvvida,
Era in tuo cor tempesta,
Quando sedevi in guardia
52Nascosa alla foresta!

     Ansia de’ venti al murmure
Gli occhi volgeva attorno;
Scovrir in ogni cespite
56Temeva il proprio scorno.

     Procri infelice! or scernere
Ella vorrebbe il vero,
Or non vorrebbe: fluttua
60Perplesso il suo pensiero.

     Il nome, il loco acquistano
A’ suoi sospetti fede:
Quanto paventa il misero
64Agevolmente crede.