« Grata a te, Febo, questa cetra offersi
Io Saffo poetessa; a te conviene
267E a me che studi non abbiam diversi. »
Ma perchè d’Azio alle fatali arene
Mi sospingi, crudel, se tu possanza
270Hai, tornando, di tôrmi alle mie pene?
Torna, Faone: io posi in te speranza
Più che in quel mare, in te che di sapere
273Superi Apollo e di gentil sembianza.
O forse più di queste atre bufere.
Più de’ sassi crudel, con lieto volto
276Potrai veder la tua donna che pêre?
Meglio era pur che fra tue braccia avvolto
Fosse il mio seno d’amorosi nodi
279Che lasciarlo cadere in mar travolto!
Questo è quel seno che di tante lodi
Già tu solevi ornar; donde aurea vena
282Sgorgar ti parve di canori modi.
Or vorrei che di carmi immensa piena
Versasse: ma le vie chiude il dolore,
285Il dolor che l’ardito estro incatena.